Ci sono amori che vengono narrati nello scorrere del tempo, amori che sopravvivono anche dopo la vita stessa, che non trovano mai una fine. Sono quegli amori che nascono solo per essere tali, per consumarsi fino all’eternità.
Essi prendono nomi e forma, si personificano in uomini o donne, e ne logorano l’essenza.
A cosa si è disposti per amore? Fino a dove ci spingeremmo per esso? C’è forse un limite?
Ci sono tanti libri che racchiudono un sentimento così forte. Tanti ne ho letti, e tanti ancora da leggere, ma parlando dell’ultimo in lista, oggi vorrei commentare con voi una storia che ha spopolato nell’ultimo periodo.
Se sei un appassionato di libri, o se sei abbastanza attento alle notizie sui social allora saprai già a cosa mi sto riferendo.
Esatto: la canzone di Achille.
TRAMA
Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il
sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore.
E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine
anche compagni d'armi - due giovani splendidi per gioventù e bellezza,
destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti
per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna.
Parto dalla premessa che è un libro che merita di essere letto almeno una volta nella vita, sia per un bagaglio culturale che per la bellezza con cui è stata romanzata la storia, ma a mio parere dico di aver letto di meglio. Ciò non è una critica all'autrice, perchè ci vuole una grande conoscenza e passione per riuscire a scrivere un romanzo così dettagliato. La mia critica va a certi aspetti: alcune parti prolisse, altre del tutto opinabili. Apprezzo però, che nonostante sia ambientato in un’era tanto lontana da non sembrare vera, il linguaggio rispecchi perfettamente il periodo, dando al contempo al lettore la possibilità di leggere senza troppa fatica e senza la necessità di tradurre parole dallo stile troppo elevato, inserendo di tanto in tanto qualche nome in latino che risalta ancor di più il contesto. Dunque il testo si presenta scorrevole, grazie anche all’aiuto di un glossario finale che spiega la discendenza e i collegamenti tra i vari personaggi.
Apprezzo anche l’idea di mantenere lo stesso narratore anche dopo la sua morte (poiché scritto in prima persona), dando così un senso al finale della storia.
I personaggi sono stati descritti minuziosamente, e con grande cura dei dettagli, a partire dagli Dei greci fino all’ultimo dei mortali. Gli ambienti, i sapori, gli odori, tutti così chiari e limpidi da farci credere di essere lì, e riuscire quasi a sentirli in prima persona.
Alla base di tutto abbiamo già chiarito che all’interno del libro è in particolar modo privilegiato il tema dell’eros, ma ad un tratto viene sovrastato da un altro tema che ricorre spesso, e che da grande carattere alla storia: altro non è che il senso dell’ ‘’onore’’, un concetto così radicato nell’uomo, e così forte, tanto da incombere, in certe circostanze, su quello dell’amore stesso.
Patroclo e Achille; due compagni di vita fedeli, sempre uno accanto all’altro. Né le donne, né i figli, né re o principi erano in grado di dividerli, nemmeno la guerra, ma poi arriva il signor ‘’onore’’ e qualcosa si spezza, qualcosa cambia.
Ciò mi fa sorgere, dunque, una domanda spontanea: è forse l’individualismo colui che è in grado di battere un sentimento potente come l’amore? Chi vincerà la gara per il podio?
Ho amato poter interagire con i personaggi e poter leggere la loro mente e psiche; ho amato teletrasportarmi a Troia, sul monte Pelio, a Sciro. Ho sentito Achille cantare e suonare la lira, l’ho visto e sentito attraverso gli occhi di Patroclo. Ho sentito il brivido della battaglia e pianto per il dolore causato dalla perdita.
Tutti conosciamo l’amore tra Patroclo e Achille, tutti sappiamo il finale della storia, eppure, per una volta, sembra che conoscere già il corso degli eventi non ci impedisca di immergerci in un libro che ci lascia tanto dentro, ma allo stesso tempo ci porta via un pezzetto di noi. Ci lascia lì, sulla spiaggia.
Una recensione la considero come un consiglio, più schematico e dettagliato, che porta il lettore a farsi un’idea della storia a cui andrà incontro e se rispecchia i suoi gusti.
Dunque: lo consiglio? Assolutamente si.