Cari lettori, le mie letture di giugno sono iniziate con una battuta d'arresto di cui avrei volentieri fatto a meno.
Capita a tutti, prima a poi, di imbattersi in un libro che, per quanto bello e originale possa essere, ci rallenta molto, e ci viene difficile proseguire la lettura.
Oggi voglio parlarvi di quel libro, e del perché di questo pensiero.
TRAMA
Sebastian, un musicista cinico e disincantato, rivive in sogno il ricordo di un passato in cui era giovane, pieno di speranze e d'amore. Al risveglio l'eco di quel sentimento non svanisce ma lo lascia con lo struggente desiderio di ritornare nel sogno e ritrovare lei, la donna che amava. Per farlo, però, deve varcare di nuovo la linea che separa la realtà dalla fantasia, fino a Wasteland, la terra dei sogni perduti. Spinto dalla voglia di rinascere, Sebastian affronta un viaggio nella propria mente, per approdare in un luogo dove stupore, speranza e amore sono ancora possibili. "Wasteland. La terra dei sogni perduti" è la storia di una rivoluzione interiore, un'odissea attraverso mondi fantastici e incontri eccezionali, alla ricerca del segreto della felicità e del senso della vita.
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| “Mancavano solo pochi metri e l'avrebbe riabbracciata, eppure sentiva che erano troppi, per lui che invece avrebbe avuto la forza di aspettarla in eterno” |
Il worldbuilding dell'autore è sicuramente originale e accurato; la sua scelta stilistica, però, credo sia fin troppo azzardata, poiché la storia si presenta molto elaborata; il libro risulta essere scritto quasi in prosa, un testo idilliaco al quale il lettore deve prestare così tanta attenzione e concentrazione che riesce difficoltoso concentrarsi sugli avvenimenti della vicenda, tant'è che alla fine si perde il filo logico del discorso, nel tentativo di comprendere il significato di una singola frase.
Il mondo ricreato, ovvero Wasteland, è soltanto uno dei tanti mondi in cui i personaggi si ritrovano, vi è un salto temporale, e soprattutto di posizione, così repentino che si fa fatica a stargli dietro.
Per tale motivo ho scelto di interrompere la lettura. Trovo che sia una storia fantastica, ma la concentrazione e l'impegno che richiede, supera le mie possibilità momentanee.
Non è sbagliato smettere di leggere un libro che non ci piace, non è sbagliato volersi dedicare ad altro se si pensa che la lettura corrente ci stia bloccando.
Ci sono volte in cui determinati libri sono fatti per essere letti solo in determinati momenti della nostra vita. A volte, quel momento, potrebbe non arrivare mai, ma normalizziamo il fatto che non siamo obbligati a leggere tutto, e soprattutto non siamo obbligati a concludere una lettura solo per dire che “io l'ho letto”.
A voi è capitata una simile esperienza? Se si, quale ?

Si, mi è capitato diverse volte di interrompere la lettura perché sentivo di non essere pronta in quel preciso momento ad affrontare la tematica.
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