Vi ricordate il periodo adolescenziale? Due persone su tre non vorrebbero mai rivivere certi momenti di dramma e isteria più totale ma, scommetto che, almeno una volta, tutti abbiamo pensato alla stessa cosa: ma quanto era bello vivere le emozioni così amplificate?
Se sei ancora in questa fase ti do un consiglio, non disperare, ci siamo passati tutti, prima o poi finisce, e potrebbe andare anche peggio, quindi goditi i momenti adesso.
Perché dico questo? Perché la mia ultima lettura ha come protagonisti proprio due adolescenti alle ‘’prime’’ armi.
Il libro viene presentato come un fantasy, ma io ci ho trovato molto ma molto di più.
Siete pronti? Bene, iniziamo pure.
TRAMA
Cleo Woods ha dovuto affrontare molti
imprevisti nella vita: la scomparsa del padre, il trasferimento, l’arrivo di un
nuovo patrigno e di un nuovo fratellastro nella sua vita, Remi; ma non ha mai
affrontato niente come il primo amore, quello che, a prima vista, nasce quando
vede Cameron Clarke, il suo nuovo vicino, nonché suo professore di letteratura.
Non appena comincia una relazione con lui,
però, Cleo viene perseguitata da strani incubi, in cui una dama di nome
Victoria la mette in guardia sul reale carattere del suo compagno. La giovane
sembra non cogliere gli avvertimenti e a quel punto tocca a Remi prendere in
mano la situazione, cercando di salvarla. Ma chi è la donna di cui intravede il
volto nei suoi sogni? Cosa vuole da lei? Pur temendo di impazzire, Cleo si
rende conto di dover dare una risposta a quelle domande a ogni costo, prima che
sia troppo tardi.
Come avrete potuto capire, non tornerei mai al periodo adolescenziale, troppi ‘’Drama’’ di cui si può fare a meno. Potrei fare un’eccezione solo per rivivere certi momenti con le stesse sensazioni di un tempo, però, poi, mi sono detta: posso sempre leggerle nei libri. Ed è esattamente quello che ho fatto con The Curse.
Catalogato come un fantasy, in realtà io lo reputo più un libro dall’aspetto psicologico; la nota di fantascienza è giusta e non distorce la storia con aspetti troppo irreali.
I protagonisti, due liceali, sono stati in grado di far riscoprire esattamente quello per cui tornerei indietro: sebbene giovani, l’autrice dona loro la coscienza, la consapevolezza e la mentalità di due, quasi, adulti, mostrando un lato della vita che, purtroppo, in molti si ritrovano ad affrontare.
Essere un diciassettenne, con la mente di un quarantenne, è qualcosa che può giovare come può spezzarti. Si scopre il mondo troppo presto, e quel sottile velo che dovrebbe oscurare gli aspetti più oscur della vita reale, agli occhi dei più giovani, viene levato via, buttandoli nella mischia a fare i conti con una realtà ben più crudele di quanto ci si possa aspettare.
L’aspetto psicologico di cui parlavo non è altro che l’evoluzione dei ragazzi: dall’infanzia all’adolescenza, accompagnati da una continua e crescente consapevolezza della durezza del mondo esterno. Ma a chi rivolgersi quando gli adulti si comportano da bambini e i ruoli vengono invertiti?
Non sempre essere troppo maturi è un bene. Si è grandi abbastanza per molte cose, ma non troppo per essere presi sul serio e qui, coloro che dovrebbero essere gli ‘’adulti’,’ iniziano a giocare con la mente ancora malleabile dei giovani, facendo pressione sulla loro psiche e vulnerabilità e approfittando della loro posizione di svantaggio. Ma cosa fare in questi casi?
Adoro come l’autrice ha mantenuto fede alla descrizione caratteriale dei ragazzi, portandoli sempre di più verso un crescendo e dando forma ad una storia che racchiude più insegnamenti di quanti me ne aspettassi
Dal punto di vista stilistico la lettura scorre veloce, poiché i termini scelti sono abbastanza semplici. È perfetta, anche, la scelta di descrivere il punto di vista di ogni personaggio senza abbandonare mai la narrazione, facendo semplicemente un salto da un pensiero all’altro, dando così al lettore un quadro più ambio della storia.
Mi duole solo il cuore dover ammettere di aver incontrato più errori di battitura di quanti effettivamente siano concessi, poiché alcuni termini, se scritti in modo sbagliato, distorcono il significato dell’intero contesto, e si deve andare di interpretazione.
Voglio aggiungere una cosa. Scrivere un libro non è facile, e io lo so bene. C’è un lavoro di rilettura e di editing davvero lungo e complesso, motivo per il quale non imputo la colpa a nessuno. Né all’autore, preda della frenesia e della gioia di venire pubblicato, e né della casa editrice. Dico solo che ci sarebbe voluta un’ultima rilettura, ma nonostante ciò la mia più che positiva opinione non varia in alcun modo.
Consiglio di leggere questo libro a chiunque possa trovar leggerezza e spensieratezza nelle parole di Damiana, ma più di chiunque altro, lo consiglio di leggere ai ragazzi più giovani, che potrebbero trarne molti insegnamenti e anche qualche briciolo di conforto.
Questo libro non è altro che l’ennesima prova che gli autori emergenti valgono molto. Non possiamo definirci autori ‘’affermati’’ se nessuno ci da la possibilità di affermarci.
Io, questa opportunità, la do volentieri. E voi?
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