giovedì 1 settembre 2022

 Il rientro dalle ferie/vacanze è sempre la parte più difficile della fine dell'estate. La pila della vergogna di libri è lì a guardarti, facendoti sentire davvero molto in colpa.

Oggi riprendiamo la nostra solita routine di recensione, e iniziamo con un libro per il quale ho avuto un profondo dibattito interiore.

Per l'appunto parleremo di ''Mistery'' di Peter Straub edito da Fanucci Editore.


TRAMA

Quando era più piccolo, Tom Pasmore ha quasi perso la vita in un incidente d’auto sull’isola di Mill Walk. Le ferite riportate lo hanno costretto a casa per più di un anno, periodo in cui trascorre molto tempo leggendo romanzi polizieschi. E per qualche oscura ragione, il suo bizzarro vicino di casa, l’anziano di nome Lamont von Heilitz, sembra interessarsi a lui. Tom ha infatti un atteggiamento distaccato nei confronti della vita e delle situazioni. Non è mai stato un ragazzo popolare, semplicemente perché la maggior parte dei suoi amici non lo capisce. Anche la sua passione per i crimini e un certo album di ritagli circa un omicidio degli anni Trenta, contribuiscono a trasformarlo lentamente in un ragazzo introverso e apparentemente disadattato. La situazione in casa non migliora certo le cose: la madre è amorevole ma quasi sempre depressa, il padre è distante e rude, e il nonno uno che è abituato a comandare. Ma quando Tom fa davvero conoscenza con von Heilitz, la sua vita comincia a cambiare lentamente. Scopre infatti che questo vecchio è stato un detective molto famoso il cui soprannome era “l’Ombra” e che sembra voglia coinvolgerlo in alcune piccole indagini. Sarà da quel momento che ogni cosa assumerà un diverso significato…





Ciò che inizialmente ha catturato la mia attenzione, e che mi ha spinta a intraprendere questa lettura, è stata la scoperta dell'autore come contribuente alla realizzazione di due opere del celebre Stephen King. Una scrittura a quattro mani, per la quale mi sono domandata in quali e quanti parti egli abbia inciso.

Proseguendo con il racconto ho trovato davvero molta difficoltà ad immedesimarmi nella storia. Non l'ho mai sentita davvero come fosse ''mia'' e non mi ci sono mai veramente identificata, il che rende il libro difficile da leggere, poiché non si tratta più di un piacere ma quasi di una forzatura. 

Imperterrita e testarda ho voluto continuare fin proprio alla fine, rischiando quasi di cadere nel blocco del lettore.

La mia opinione al riguardo, purtroppo, non è migliorata nemmeno alla fine della storia.

L'analisi psicologia dei personaggi non viene mai veramente approfondita, ciò impedisce al lettore di essere coinvolto interamente o di affezionarsi ad essi. Spesso la linea temporale si confondeva con le vicende, facendomi perdere il filo del discorso costringendomi a riprendere parti già lette. Le innumerevoli descrizioni sono prolisse e spesso opinabili, rendendo la lettura pesante e confusionaria.

Ciò che lo differenzia dal grande "maestro" King è senza dubbio la totale errata costruzione del genere ''giallo'': la vicenda romanzesca viene spesso interrotta da un flusso di coscienza (oserei dire superficiale) che ostacola il giusto processo dell'opera. Persino l'uso lessicale risulta essere troppo pretenzioso.

Partiamo dal presupposto che ogni libro è soggettivo, compreso ciò che può trasmettere. La mia non vuole essere una critica se non una semplice riflessione personale. Questo per dirvi che le mie parole non devono limitarvi dal provare questa esperienza anzi, vi invito caldamente a leggere il romanzo e a contraddirmi, laddove non vi identifichiate con le mie parole.

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